Stefano Cecchetto

Le Lune alchemiche di Luciana Cicogna

Osservando le opere recenti di Luciana Cicogna mi torna in mente un vecchio libro di poesie di Mario Luzi con un titolo che viene da lontano: Per il battesimo dei nostri frammenti.

Non saprei spiegare il motivo concreto di questa evocazione, forse rimane solo una suggestione legata all'universo poetico della pittura di Luciana, per l'appiglio di una figurazione che rimanda alla parola, o alla sua decifrazione visiva. Così gli oggetti diventano simboli, le 'apparizioni' segnali, in uno spazio dove tutto si muove e cambia nella staticità apparente del suo lavoro, dentro al quale la vita si nasconde, germina, cresce, muore e rinasce continuamente.

Dentro al perimetro di queste sue nuove tele, Luciana Cicogna ha forse raggiunto il tempo immobile di uno stato d'animo evanescente che trascura ogni pretesto narrativo e si concentra nel movimento componibile e ricomponibile del soggetto. Le Lune si presentano quindi in sequenza, come una libera suite di frammenti evocativi che formano un'architettura del pensiero: sospese, perché illusorie, ma nello stesso tempo presenti con la loro gravità metafisica.

Il dialogo tra memoria e contemporaneità diventa un gioco delle parti che si sviluppa lungo tutto il percorso della storia dell'arte in una sorta di perentorio confronto che nasce dall'esigenza di un incontro ma che poi si trasforma inevitabilmente in conflitto. Eppure è proprio nel gioco di questa contraddizione, è in questo dualismo che si afferma lo spirito di appartenenza all'universo dell'arte contemporanea.

Luciana Cicogna lavora con la sapienza del mestiere e persiste nell'enunciazione di un suo personale viatico figurativo nel quale la visione si protende in un controcampo prospettico di rara sapienza cromatica.

Dentro a quegli spazi, nell'intercapedine delle soluzioni stilistiche che l'artista affronta è ancora possibile scorgere le suggestioni della grande lezione rinascimentale, reinterpretata però in chiave moderna e vitale. L'artista e l'alchimista condividono il medesimo obiettivo: 'creare per conoscere, conoscere per trasformare', così l'arte e l'alchimia diventano strumenti di percezione e di conoscenza. Quando l'artista prepara i colori e li mescola per poi stenderli sulla tela, egli filtra e modifica i codici del vocabolario iconico tradizionale per la ricerca di un personale sistema di comunicazione visiva e per una simbologia che non è più mimesi dell'iconografia classica, ma libera esternazione di un proprio universo pittorico.

è nell'esplorazione dei temi e dei contenuti che l'artista contemporaneo si riallaccia alla grande tradizione della storia dell'arte e la rinnova, è così che egli diventa medium tra il pensiero concettuale e il manufatto progettuale dell'opera. Un teatro della memoria questo, che Luciana suggerisce già nei titoli di questi suoi nuovi lavori: Lievi movimenti; Triangoli e corteccia; Notturno; Tempo sospeso; e poi le differenti Lune, ordinate nel puntuale inventario dei differenti cromatismi.

L'universo pittorico di Luciana Cicogna è gremito di apparizioni, echi, ombre e simboli che rimandano al passato e queste sue 'visioni' hanno il valore di epifanie che interrompono il corso del reale e vi insinuano qualcosa di luminoso e di oscuro nello stesso tempo.

Nel gioco delle appartenenze il pensiero mi riporta agli Angeli ribelli e alle Amalassunte di Osvaldo Licini, a quelle figure 'imperfette' che l'artista espande nello spazio visibile, ma che provengono da uno spazio 'Altro' dall'universo dell'invisibile. L'arte è lo strumento che ci pone davanti all'osservatorio di uno specchio impareggiabile su ciò che siamo stati e ciò che diventeremo, ma con la consapevolezza che il presente è uno stato transitorio e quindi 'ciò che siamo' è soltanto un istante che non ha più ragione d'essere.

In questa oscillazione prende forma il lavoro di Luciana Cicogna: le sue Lune sospese nello spazio, le cortecce ' naturali e artificiali ' poste come scudo a difesa dalle intemperie della vita, le sue frecce quali segni e segnali di strade divergenti che collegano i ricordi alla proiezione di un futuro possibile. L'artista non mai indulgente con se stessa; essa provoca lacerazioni profonde, sentimenti inespressi e conflitti, è una condizione mutevole che si configura tra l'opera e la sua rappresentazione. L'obiettivo è ricostruire il tempo e lo spazio ponendo se stessi quale figura principale di un artificio; l'orgia metafi sica dell'Io come misura unica del mondo, l'individuo come metafora vivente della verità. In questo modo Luciana Cicogna con il suo lavoro contribuisce alla costruzione di una memoria personale e collettiva, ogni immagine del suo vissuto non è abbandonata all'oblio: ogni pensiero, ogni oggetto, ogni evento deve essere registrato per la salvaguardia di un'identità ritrovata.

L'obiettivo di questa sua scelta è sempre mirato all'attraversamento di quei confini che dividono l'artista dall'osservatore esterno; la padronanza della tecnica pittorica e il 'genio' sofisticato della ratio estetica, pongono comunque una barriera tra il 'creatore virtuoso' e lo spettatore che fruisce dell'immagine. Ma la pittura di Luciana resta essenzialmente intimista e riflessiva e sono propenso a credere che nella meditata atonia distributiva degli oggetti, essa dichiari comunque la tensione del segno e il coraggio delle scelte.

Ci voleva l'occhio acuto di Giuseppe Marchiori 1 per individuare le affinità di Luciana con un'altra artista illuminata quale è stata Bice Lazzari e associarle nel il rigore e nella disciplina di una comune coscienza intellettuale: "Il rifugio nella propria interiorità non è, per Luciana, una fuga: è invece una severa conquista, che l'avvicina idealmente all'austera figura morale di una pittrice veneziana, Bice Lazzari, che ha creduto soltanto in una autentica disciplina intellettuale, nei valori di una ricerca di stile, senza una minima concessione agli aspetti di una facile modernità. Luciana è riuscita a raggiungere delle immagini di estrema purezza, di un carattere lirico che si afferma attraverso una musicalità coloristica di toni semplici, di una misteriosa umiltà, di un'intima armonia". 2

L'angoscia dello specchio pone condizioni assolute e in quell'istante vengono alla luce sentimenti che poi scompaiono nell'ombra, ma rimangono sulla tela come un monito: evocazioni dal caos che si trasformano poi in rivelazioni. L'artista insegue la propria ombra per poi fissarla in un perimetro circoscritto e raccontare una storia che racchiude molteplici altre storie; Luciana Cicogna nella sua opera ci informa che là, più lontano, oltre la barriera, si estendono luoghi che le appartengono, mondi inesplorati da rivelare e che è ancora possibile guardare oltre il visibile. Dietro all'alchimia delle sue Lune è possibile scorgere un substrato leggero di piccoli segni impercettibili che affiorano soltanto quando la tela si sposta e incontra un riflesso di luce intermittente.

Nel 1910 Egon Schiele scriveva: 'Sono tutto contemporaneamente, ma non farò mai tutto allo stesso tempo'. Forse la definizione migliore di memoria e contemporaneità sta proprio in questo: nell'essere consapevoli di vivere il proprio tempo e nel continuare a cercare gli strumenti più idonei per rappresentarlo.

1 Giuseppe Marchiori, (Lendinara (Ro), 1901'1982) critico d'arte, curatore e giornalista.
2 Giuseppe Marchiori, Idee sul tempo, presentazione alla mostra di Luciana Cicogna, Venezia,1980


2018