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Senza titolo, 1974, olio su tela cm 50x70 |
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Luciana
Cicogna è
nata a Venezia nel 1949.
Coltiva
precocemente una vocazione artistica che maturerà nell’ambiente
del padre, figura assai nota come decoratore e restauratore.
Qui apprende le tecniche artistiche della lacca veneziana
e copia tipologie floreali della pittura del settecento, sperimentando
nel contempo forme espressive più autonome e personali.
Segue gli studi artistici, prima all’Istituto d’Arte
e poi all’Accademia, diplomandosi nel 1970 con Giuseppe
Santomaso.
Le sue prime esperienze artistiche si caratterizzano per una
ricerca di stilizzazione e semplificazione fantastica di elementi
naturalistici attraverso una espressività fondata prevalentemente
su puri valori cromatici.
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Accademia estiva di Salisurgo 1975 |
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Inizia a frequentare l’ambiente artistico entrando in
contatto con il gruppo degli esponenti dello spazialismo veneziano
e in particolare con Mario De Luigi del quale seguirà
inoltre i corsi da lui tenuti nel 1975 all’Accademia
di Salisburgo.
L’esperienza con De Luigi le servirà per approfondire
gli accenti del suo linguaggio astratto attraverso, ora, un
progressivo distacco da riferimenti o allusioni legate al
mondo naturale, per raggiungere una maggior autonomia formale
e una inventiva libertà immaginativa.
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1978 Personale Galleria il Traghetto di Venezia con il Maestro Giuseppe Santomaso |
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Inizia
nel frattempo a partecipare all’attività espositiva
in rassegne dedicate alle sperimentazioni di giovani artisti
della sua generazione.
Concorre nel 1975 alla rassegna annuale della Fondazione Bevilacqua
La Masa e in seguito sarà presente alle collettive organizzate
da questa istituzione nel 1977 e 1978.
L’anno precedente aveva tenuto la sua prima mostra personale
alla Galleria Incontro di Vicenza.
Sempre nel 1976 ha collaborato con un gruppo di artisti ad un’azione
di pittura collettiva all’interno del padiglione svizzero,
alla Biennale di Venezia.
Nel 1978 la Galleria il Traghetto di Venezia la invita a tenere
una mostra personale dove espone una nuova serie di lavori nei
quali la struttura spaziale si avvale di grandi piani cromatici
suddivisi geometricamente, con intenti di riduzione e semplificazione
formale assai vicina alle coeve proposte della “nuova
pittura”. |
Memoria 1, 1981, acrilico su tela cm 80x100 |
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Nello
stesso anno fonda, con un gruppo di colleghe, un movimento denominato
“laboratorio- area” col proposito di far conoscere
e valorizzare alcune esperienze più avanzate della creatività
femminile.
Il gruppo esporrà alla Galleria Nuovo Spazio di Venezia.
Sarà presente alle rassegne successive della Fondazione
Bevilacqua La Masa ottenedo premi acquisto nel 1979, 1982, 1983
vincendo una borsa di studio nel 1984.
Conosce e frequenta il critico Giuseppe Marchiori che si interesserà
al suo lavoro e nel 1981 scriverà l’introduzione
al catalogo della sua mostra, tenuta alla Galleria Fumagalli
di Milano.
In questo periodo le sue opere, sempre nell’ambito dell’astrazione,
ma di una visione contemplativa più interiorizzata, seguono
l’esigenza di una intensa riflessione lirica tramite la
quale, citando Giuseppe Marchiori, ”appaiono delle immagini
di estrema purezza, di carattere lirico che si affermano attraverso
una musicalità coloristica di toni semplici, di una misteriosa
umiltà , di un’intima armonia”.
Nel 1980 viene invitata a un meeting estivo di artisti a Izlake
(Lubiana) e partecipa alle attività espositive del gruppo
“Immagine –Immaginario” con mostre a Venezia
e a Verona, curato da Carlo Gentili. |
Scenografia realizzata per il teatro 7 di Venezia, 1985 |
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Verso
la metà degli anni ’80, la sua pittura si decanta
in un libero svolgimento di vaste frequenze cromatiche, cadenzate
da più ariose e splendenti partiture, simbolicamente
riferibili al regno della terra e del cielo, in una concezione
che ritrama elementi allusivi di una cosmologia fantastica.
Si tratta di “paesaggi” puramente immaginativi,
ma di intensa forza evocativa e di eleganti analogie di ordine
percettivo e concettuale. Sono forme inventate, ma che provengono
da sondaggi introspettivi dentro il mondo della natura, mutuati
per sollecitazione e corrispondenze sia fenomeniche che emozionali.
Presenta
i risultati di queste ricerche nel 1984 alla 2° Biennale
città di Bilione (VE), alla mostra “i prossimi
venturi”, rassegna che raccoglieva gli artisti emergenti
sulla scena dell’Arte veneta.
Nel 1985 realizza la scenografia per lo spettacolo dedicato
al poeta Ferdinando Calmieri, a cura del teatro 7 di Venezia. |
6 young Artist from Venice, 1986, Art Gallery department, Tulane University, New Orleans, Louisiana U.S.A |
Totem 1992, acquerello cm 23x31 |
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Nello
stesso anno per la Fondazione Bevilacqua La Masa partecipa alle
mostre scambio organizzate a S.Antonio (Texas) e a New Orleans
(Louisiana); nel 1986 a Groningen (Olanda) e all’Istituto
italiano di cultura di Amsterdam.
Nel decennio successivo è presente in varie esposizioni
di gruppo in diverse città italiane.
In questa fase il suo linguaggio riscopre e rinnova archetipi
di un immaginario mitico raffigurando elementi e metafore di
una surrealtà intesa come trasfigurazione del mondo naturale.
Emergono tra i piani e i filamenti che raccordano le sue trame
immaginative simboli e allegorie di un cosmo privato, costituito da intriganti allusioni
(cuore, farfalla, luna, frammenti di disegni dei figli)
cariche di una fascinazione affabulatoria.
Nel 1993 vince un premio acquisto al Concorso La Colomba/Galleria Naviglio.
Nel 1994 tiene una personale alla Galleria Meeting di Mestre intitolata "Fabulae",
curata da Dino Marangon. Espone un gruppo di collage e acquerelli con richiamo a una visione
favolistica del mondo della natura e dell'esistenza, segni frammenti,
richiami su cui una simbologia di impronta evocativa accomuna presenze formali di
splendida sottigliezza poetica. |
Senza titolo 1995, acrilico su tela cm 100x130 |
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Approfondisce,
con un lavoro di particolare raffinatezza, la sua visione spaziale
sempre più radicata in una liricità espansa del
colore e nei profili formali che si proiettano sulle superficie
con aspetti di misteriosa crescita di corpi evanescenti e di
fantasmatiche presenze oniriche.
Il filosofo Massimo Donà, nel 1996, la presenta in una
mostra confronto con il pittore Silvestro Lodi, presso la Galleria
Riviere di Mirano (VE). L’esposizione intitolata “sguardi
incrociati” forniva una particolare occasione per un approccio
interpretativo in senso analitico e speculativo dell’opera
dei 2 artisti.
Nel 2000, l’Istituto Italiano di cultura di Vienna la
invita alla rassegna di pittura che presenta protagonisti delle
nuove tendenze in Italia.
Espone nel 2002/2003 alla mostre itineranti “la donna
e l’Arte in Alpe Adria”, ospitate in vari centri
dell’Ungheria, della Slovenia, Croazia, Austria.
Nel 2002 tiene la personale “nell’infinito il colore”,
presentata da Diego Collovini alla Galleria Multigraphic di
Venezia. |
Arte Padova 2006, XVII mostra mercato d'Arte contemporanea |
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Presso
la Fiera di Padova nel 2005 e 2006, le viene dedicato uno
stand personale dove presenterà le sue ultime ricerche.
Il suo tipico linguaggio nell’ambito di una originale
declinazione di astrazione lirica, si verrà a caricare
di nuovi significati in relazione a un processo di motivazioni
fantastiche dense di sottili e rapinose allusioni naturalistiche
e poetiche. |
2009 "Sacre consonanze", Perl'A Art Gallery -Venezia
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2009 – Espone alla galleria Perl'A Art Gallery di Venezia presentata dal filosofo Massimo Dona' con un ciclo di opere il cui elemento dominante e' costituito da una materia di stratificazioni dorate.
E cio' con intento di significare l'originarieta' di una forma-luce, nel senso di una sacralita' del mistero originario che e' proprio della creativita'.
Illuminante nell'analisi filosofica di Dona' il valore della significazione di una ricerca di esprimere attraverso una nuova astrazione "l'indicibile"; sperimentando i modi di un lirismo segnico cromatico di evocative musicali risonanze. |
Oroalbero 2011, acrilico e foglia d'oro su tela cm 70x50 |
-Avvia un processo di semplificazione formale attraverso l'assolutezza simbolica della figura dell'albero o meglio dell'albero nella sua enunciazione grafica pervasa di una materia di campitura d'oro. Il tema dell' "OROALBERO" e' il segno piu' comprensivo di un'idea della incorruttibilita' della natura o se si vuole della necessita' di ripristinare l'utilita' originaria come totale valore di vita e per di piu' in questa operazione l'artista riprende evocazioni e suggestioni che si richiamano alle radici storiche della sua memoria e di una cultura anche familiare che si e' prodigata a continuare una tradizione dell'eredta' bizantina di Venezia, divenuti del resto motivi congeniali dell'ispirazione creativa delle opere di questo momento.
Espone queste esperienze nel 2011 in una mostra personale alla Gallera La Roggia di Pordenone e nel 2012 "sguardo agli artisti veneziani" a P.zo Bembo- Venezia
Dal 2012 questa simbologia della natura si identifica con l'esibizione dei materiali..legni, cortecce,utilizzati sia come espliciti ricorsi al mondo della natura e sia come ulteriori risoluzioni formali.Nella sua attivita' in corso questi materiali assumono sempre maggior importanza diventando non piu' tracce residuali , ma suggestivi corpi di una dissoluzione fisica, traendo da questi stimoli un diverso significato inteso a restituire alle istanze immaginative lo stato primario di una liricita' fondata sul ritmo stesso dell'esistenza delle cose e del loro valore nell'esperienza del tempo e del mondo.Viene invitata alla mostra "Tabula rasa" nel 2013 alla Galleria d'Arte moderna e contemporanea di S.Dona' di Piave e al Museo del Paesaggio a Torre di Mosto (TV).
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2014, Luciana con il nipotino Achille e l'artista Ignacio Llamas, alla mostra "Natura Naturans", Isola di S.Servolo, Venezia |
Galleria D'Arte Arkè - Venezia
25.10.14 - 20.12.14
Natura Naturans - PDF della mostra all'Isola di San Servolo, Venezia, maggio 2014
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Mostra Natura Naturans, Isola di S.Servolo, Sala 1, Luciana Cicogna e Barbara Pelizzon
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Nel 2014 viene inoltre invitata ad esporre alla mostra internazionale sul tema della "Natura Naturans", allestita nella sede dell'Isola di S.Servolo , dove propone una serie di lavori eseguiti tra il 2012 e il 2014 , attorno al concetto di un'ecologia attiva, inserendo sulle superfici elementi tratti dall'ambiente vegetale e da forme vettoriali, punte , frecce, segnali di un alfabeto naturale connotato dall'uso raffinato della materia aurea . Tiene nello stesso anno una personale alla Galleria Arke' , a Venezia, dove presenta un ciclo di dipinti intitolato "Della Natura Prima", a cura di Toni Toniato.
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Luna di guerra '915-'918, 2017 - foglia d'argento e acrilico su tela cm130x100
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Partecipa nel 2017 alla collettiva " Moderno/Contemporaneo", tenutasi alla Galleria Bugno di Venezia e nel 2018 viene invitata alla rassegna espositiva "Pittura di Guerra 1915/1918", Palazzo Frisacco, Tolmezzo (UD), trasferita poi a villa Brandolini, Pieve di Soligo (TV), curata dal critico Dino Marangon.
Vi espone un'opera in cui si affaccia, tra emblemi di desolazione e di morte riferiti a quel periodo bellico, l'immagine di uno spicchio di luna, unico segno di luce tra sepolte speranze e rovine incaccellabili.
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Il motivo di ondeggianti spezzoni lunari diventa la principale presenza iconica delle sue astrazioni liriche, contrassegnate da frammenti dell'astro dispersi nello spazio, folgoranti luminescenze di materia naufraga ormai nel vuoto. Analogo tema si ritrova nel suo ultimo ciclo di pitture che vengono per la prima volta raccolte insieme ed esposte nel 2018 alla Galleria Flavio Stocco di Castelfranco Veneto (TV), sotto la cura di Stefano Cecchetto e dal titolo "Lune Alchemiche"
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Alla Galleria Arkè presenta la mostra personale: Lune Alchemiche, un percorso segnato dalla poetica di queste sue opere recenti che indagano il tema di un tempo immobile, sospeso tra il sogno e la realtà.
Queste sue "Lune" si presentano in sequenza, come una libera suite di frammenti evocativi che formano un'architettura del pensiero: sospese, perché illusorie, ma nello stesso tempo presenti con la loro gravità metafisica.
Una gravità che però si stempera dentro alla fascinazione di quelle nuove lune ondeggianti nello spazio, agili e duttili, in una sorta di installazione aerea che rimanda ai "mobile" di Calder. Queste sue nuove "invenzioni" tridimensionali si muovono al ritmo di un tremolio spontaneo, scosse dal vento o cullate da un mare sereno, come fragili gondole poetiche.
Lune Sospese - 2019
Foglia d'oro e d'argento su polietilene
Musica: Chopin - Notturno Op.9 N.1
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